Macbeth (1982) di Béla Tarr



Béla Tarr è ormai riconosciuto come un cineasta monumentale, di fondamentale importanza per la comprensione del cinema, eppure ancora poco conosciuto e volutamente tralasciato da chi è solito occuparsi di cinema. La ragione di questo fatto è sicuramente la difficoltà della materia da trattare e una certa soggezione da parte dello spettatore che sembra ritrovarsi a disagio nell'affrontare film molto lunghi, magari in bianco e nero, con tempi dell'azione molto dilatati. In ogni caso i saggi e le pubblicazioni abbondano, soprattutto all'estero, in Italia sono ancora poche, ma apprezzabili. Poiché la sua filmografia si può a buon diritto ritenersi conclusa (Tarr ha infatti dichiarato che Il cavallo di Torino (2011) è il suo ultimo film) è interessante andare a scavare in ciò che il suo cinema è stato, come si è evoluto, alla ricerca di elementi prolifici. 


Halloween (2018) di David Gordon Green


Piuttosto che concentrarci sugli aspetti più formali di Halloween (2018, David Gordon Green) mi limiterò a fare un breve identikit della figura del serial killer, per come essa è evidentemente concepita dal cittadino medio del mondo occidentale (  non solo?).
Nel pieno degli anni '70 ciò che spaventava maggiormente era lo sfortunato incontro con un individuo mentalmente instabile. Qualcuno nascosto dietro una siepe, magari vestito di di stracci e con una maschera sul volto inizia a perseguitarvi, e con molta facilità ossessionarvi, per poi entrarvi in casa pronto a colpire, prendendosi prima il tempo necessario per studiarvi. Questa era la visione del serial killer di John Carpenter in Halloween (1978), film che diede vita al genere slasher. 

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