Oiktos (Pity)


La reazione culturale alla crisi economica, politica e sociale della Grecia, almeno in ambito cinematografico, è sicuramente tra le più bizzarre e inaspettate. Occasione, a quanto sembra, per ripensare da una parte le proprie origini storiche in termini di colonne portanti dell'Europa, dall'altra il proprio posto nel mondo in un contesto post-internet, il nuovo cinema Greco, definito "Greek Weird Wave", gioca tutto sull'esasperazione e lo stravolgimento della quotidianità alla ricerca del fatto "strano" o "insolito". Di difficile reperibilità alcune di queste pellicole riescono ad infilarsi nell'immaginario mainstream come bombe ad orologeria. Il caso più emblematico, l'unico in realtà, è quello di Yorgos Lantimos che con i suoi The Lobster (id, 2015) e Il Sacrificio del Cervo Sacro (The Killing of the Sacred Deer, id, 2018) ha socchiuso la porta verso questo cupo scorcio di mare in tempesta. Mitologia, profezie e psicologie impossibili fungono da bacino di rifornimento per la messa in scena di una realtà contemporanea sconvolta nel profondo. Pity (Oiktos, Babis Makridis, 2018) rientra in questi criteri e getta una luce di felice sconforto sulle pieghe di questa tendenza.


Dopo un grave incidente la moglie di un facoltoso avvocato entra in coma. L'uomo, sconvolto, comprende paradossalmente che l'enorme situazione di miseria in cui si trova non solo gli aggrada, ma diventa il suo unico motivo di vita, scoprendo che la felicità coincide con la massima disperazione e infelicità, e soprattutto nella pietà e commiserazione che gli altri provano per lui. 
Il protagonista in questione, che definire un "weirdo" è decisamente riduttivo, è tra le figure più insolite che si possano trovare nel cinema contemporaneo. La sua maschera di uomo profondamente infelice, vittima delle situazioni e della vita, nasconde la precisa strategia di sopravvivenza di chi, perseguitato dalla sfortuna, si adagia nella propria condizione miserevole per trarne un vantaggio. Si trovano tracce di quell'atteggiamento vittimista tipico dell'eroe romantico, sospinto da una parte dal desiderio di realizzare un'impresa titanica, dall'altro di commiserarsi per la sua condizione esistenziale (a questo proposito vorrei tentare un parallelismo con una recente opera argentina, e cioè il decadente Zama (Lucrecia Martel, 2017)). Tutto questo aggiornato e ricodificato con l'immaginario memetico di internet, che esprime e trasmette informazioni e sentimenti complessi in maniera compressa, emblematica o distorta. Humor nero, sarcasmo, personaggi stereotipati e contraddittori sono solo alcuni degli elementi rintracciabili in questa particolare cifra stilistica.




_extremly sad film images warning_


L'immagine iperrealista, luminosa, tormentata da un'improbabile quanto decisiva estetica al pastello, seppur non così calcata come già visto in Lei (Her, Spike Jonze, 2013), contribuisce a intensificare l'estremo senso di squilibrio tra la realtà dei fatti e la realtà ideale del protagonista. Estetica che si nutre anch'essa di una certa tendenza di internet a rappresentare la realtà, in particolare gli ambienti domestici, come idilliaci, perfettamente bilanciati. 
Per il momento è necessario un impegnativo lavoro di recupero per andare a scoprire le perle, come questo Pity, che questa nuova tendenza cinematografica ha/potrà regalare, il che rende ancora più interessante la ricerca. Si spera in una maggiore diffusione di questi film, che in un modo o nell'altro, segnano un importante capitolo del cinema, e costituiscono un punto di vista insolito.





Differenze tra realtà di fatto e realtà ideale del protagonista.

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