Madre! (2017) di Darren Aronofsky


Anche con il suo ultimo "Madre!" (2017) Darren Aronofsky trova un soggetto congeniale per il suo cinema cupo e dai risvolti orrorifici, che parla di corpi sofferenti e dei. 
Lei è innamorata, determinata a trovare la tranquillità nel nido d' amore con Lui, il Poeta, amorevole, ma tormentato. La pace iniziale viene subito interrotta dall'arrivo di sconosciuti che Lui non sembra farsi problemi ad ospitare in casa. Quel che sembra un semplice atto di generosità si trasformerà in un incubo ad occhi aperti per Lei. 


Ciò che "Madre!" restituisce immediatamente è una forte sensazione di sconforto, dovuto al fatto che il motivo per cui Lui faccia entrare tutti questi sconosciuti in casa non è chiaro e Lei diventa fin dal principio l'oggetto delle persecuzioni psicologiche di tutti quanti. Sembra quasi una messa in scena, un grande scherzo, che diventerà invece un circo degli orrori. Solo in seguito si scoprirà effettivamente la natura di questo travaglio. Perché quello di Aronofsky è sicuramente un film sulla creazione, sul peso della maternità. Una vicenda di dei. O meglio di un unico Dio artefice e burattinaio sadico della storia, da un lato ignorante su come si possa gestire un potere enorme, impegnato nello sforzo di salvaguardare una creazione che gli sfugge di mano, dall'altro compiacente e delirante. 
Come si diceva all'inizio quello di Aronofsky è un cinema di corpi, o meglio di corpi assoggettati alla mente. La mente nel suo cinema è sempre il luogo dell'incertezza e del tormento e ha sempre un rapporto autolesionista con il proprio corpo (basti pensare ad alcune scene di minuzioso scorticamento ne "Il cigno nero" (2010) o in "The Wrestler"(2008)).
In questo caso si fa un passo in più. Il corpo di Lei è il perno centrale, da una parte venerato come creazione di Lui, dall'altro odiato e invidiato poiché capace di generare. Un corpo vettore di olocausto. In questa distruzione del corpo che diventa davvero plastica e percepibile si trova il nucleo fondamentale del film. La visione si apre a un altrove, e riesce a scavalcare l'ingranaggio narrativo al quale il film è legato. Sono solo pochi secondi, ma tanto bastano per restituire la sensazione. 
In conclusione "Madre!" è un film che indossando la maschera del thriller psicologico (ormai lo si può dire) alla Aronofsky tenta di aprirsi a un altrove soggiogato dalla teofania presente nella narrazione, prova ad appigliarsi a un Eden che non sia rappresentazione di Lui, ma anzi totalmente svincolato dal giogo della struttura temporale a loop della narrazione. Una ciclicità che può essere spezzata solamente dalla violenza, dalla percezione visiva e tattile del corpo filmico, e dalle fiamme. 


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